La critica del concetto di utilità e la gerarchia dei bisogni –
L’evoluzione esosomatica umana – La legge dell’entropia
e il modello Fondo-Flussi nel processo produttivo – Il “godimento
della vita” come fine ultimo del processo economico e dell’agire
umano – Il programma bioeconomico minimale
Premessa
Il termine bioeconomia è stato usato per la prima volta con riferimento all’impianto teorico di Nicholas Georgescu-Roegen il quale evidenziando i limiti del concetto dell’utilità come fondamento della teoria del consumatore alla base dell’attuale visione del sistema economico, propone l’utilizzo dell’entropia nell’analisi del sistema produttivo e
del “godimento della vita” come fine ultimo del processo economico, auspicando un’economia che
utilizzando le fonti energetiche rinnovabili, riducendo gli sprechi, rispettando i cicli ecologici, liberando la vita umana dall’eccessiva pressione e ricorrendo alla cooperazione internazionale, potesse garantire il benessere umano e la salvaguardia dell’ambiente, così da garantire un futuro migliore e duraturo alla specie umana. Tuttavia negli ultimi anni la parola bioeconomia viene sempre più spesso utilizzata con riferimento ad approcci ben diversi da questo, che alcune volte hanno punti di contatto, ma spesso, invece, portano ad indicazioni operative lontane, se non diametralmente opposte, a quelle auspicate da Georges Roegen, condensate nel “programma bioeconomico minimale” riportato nell’ultimo paragrafo. La bioeconomia teorizzata da Georgescu Roegen, la bioeconomics, riporta l’economia in seno
alle scienze della vita, mentre nella bioeconomy, la bio-economia della bio-industria e dell’industria
biotech, permane il distacco tra logiche economiche e dinamiche biologiche, con la volontà di far prevalere le prime sulle seconde. Non ci potrà essere una transizione ecologica – intesa come rispetto degli
equilibri ecologici, non sfruttamento controllato degli ecosistemi – se la bioeconomy non si svilupperà
secondo i principi della bioeconomics.